
Nella mitologia greca, si narra la storia del titano Prometeo, colui che venne punito da Zeus per aver rubato il fuoco e averlo donato agli esseri umani, dopo che questi ne erano stati privati proprio per volere divino.
La punizione che Zeus inflisse a Prometeo fu atroce: incatenato nudo, nella zona più alta e più esposta alle intemperie, lì dove un’aquila si cibava del suo fegato, che ogni notte però ricresceva. La sua agonia era infinita…
Dalla figura di Prometeo, Lord Byron crea quella che è la sua interpretazione dell’eroe romantico, fatto di incessanti tormenti e passioni violente. Lontano dai codici contemporanei e sempre avvolto da un alone di mistero.
“Titan! […]
What was thy pity’s recompense?
A silent suffering, and intense;
The rock, the vulture, and the chain,
All that the proud can feel of pain,
The agony they do not show,
The suffocating sense of woe,
Which speaks but in its loneliness,
And then is jealous lest the sky
Should have a listener, nor will sigh
Until its voice is echoless.”
“Titano! […]
Quale fu la ricompensa della tua pietà?
Un soffrire silenzioso ed intenso;
La rupe, l’avvoltoio, e la catena,
Tutto ciò che gli orgogliosi riescono a sopportare,
L’agonia che non mostrano,
Il senso soffocante della sventura,
Che non parla se non in solitudine,
Ed è geloso poi per téma che il cielo
Abbia chi l’ascolti, né emetterà un sospiro
Finché la sua voce non sia priva di eco.”
(“Prometheus”. Lord Byron, 1816)
Ci sono occasioni della vita in cui ci si trova a dover fare delle scelte. Combattuti tra due fuochi dobbiamo capire da che parte stare, che cosa fare, chi difendere e perché. Giusto e sbagliato, bene e male, bianco e nero… per cosa e per chi optare?
Come Prometeo che, contro il volere divino, ruba il fuoco per farne dono all’umanità, sentiamo di dover prendere una direzione piuttosto che un’altra. Così, incuranti delle conseguenze, ci incamminiamo senza pensare ai rischi che ciò comporta. Decidiamo di rubare il fuoco.
Prendiamo l’elemento proibito. Non dovevamo ma lo facciamo, non per scelta ma semplicemente perché sentiamo di doverlo fare. E continuiamo, continuiamo, continuiamo ad agire d’impulso fino a che ci rendiamo conto di essere stati assorbiti da un vortice senza fine.
Divisi tra ciò che deve essere fatto e ciò che si sente invece di dover fare…
“The wretched gift EternityWas thine—and thou hast borne it well.All that the Thunderer wrung from theeWas but the menace which flung backOn him the torments of thy rack;The fate thou didst so well foresee,But would not to appease him tell;And in thy Silence was his Sentence,And in his Soul a vain repentance,And evil dread so ill dissembled,That in his hand the lightnings trembled.”
“Il dono miserabile dell’eternitàfu tuo – e tu l’hai ben sopportato.Tutto ciò che il Tonante ti estorsefu la minaccia che su di luirespinse i tormenti della tua tortura;il fato che prevedesti tanto bene;ma che per non placarlo tacestie nel tuo Silenzio fu la sua Sentenzae nella sua Anima un vano pentimento,e un terrore malvagio mascherato così maleche nella sua mano tremarono i lampi.”
“Thy Godlike crime was to be kind,To render with thy precepts lessThe sum of human wretchedness,And strengthen Man with his own mind;But baffled as thou wert from high,Still in thy patient energy,In the endurance, and repulseOf thine impenetrable Spirit,Which Earth and Heaven could not convulse”
“Il tuo delitto divino fu l’essere gentile,di rendere con i tuoi precetti la sommadell’umana infelicità minore,e di rafforzare la mente dell’Uomo;ma pure impedito come tu fosti dall’alto,nella tua energia paziente,nella resistenza, e rifiutodel tuo Spirito impenetrabileche Terra e Cielo non poterono sconvolgere”
Prometeo ruba il fuoco per donarlo all’umanità che ne aveva bisogno. Ma per quale motivo lo fa? E cos’è che ci spinge a compiere un gesto così grande? Cosa ci porta ad emulare Prometeo e affrontare il rischio, il giudizio, il pericolo di una conseguenza che potrebbe rivelarsi nefasta?
Cosa ci spinge a dare tutto, anche se non ci viene richiesto? Questa è la domanda fondamentale…
“And a firm will, and a deep sense,Which even in torture can descryIts own concenter’d recompense,Triumphant where it dares defy,And making Death a Victory.”“E una volontà ferma, e un profondo sentireche persino nella tortura sa scorgerela propria segreta ricompensa;trionfando là dove osa gettare la sfida,e della morte facendo una Vittoria.”